Piero Armenti: il mio viaggio a New York dopo gli anni a Caracas

Published : 05/03/2018 11:24:17
Categories : Conversazioni

Piero Armenti è un giornalista, scrittore, urban explorer e fondatore de Il mio viaggio a New York, agenzia che organizza tour nella Grande Mela diventata un vero e proprio punto di riferimento per chi sogna di conoscere questa metropoli. Dopo aver trascorso cinque anni a Caracas ha scritto due libri in cui parla del Venezuela: "L'altra America. Tra Messico e Venezuela storie dell'estremo Occidente" e "Hugo Chávez. Come nasce una rivoluzione".

Piero Armenti

Piero Armenti, il mio viaggio a New York dopo cinque anni a Caracas e un dottorato a Napoli

Piero cosa ti ha portato in America Latina e precisamente a Caracas?

Da salernitano che aveva conosciuto appena la Spagna, il Venezuela rappresentava davvero un'avventura fantastica in un mondo totalmente diverso. Non ho mai più provato la stessa sensazione di incanto, come lo è stato il mio primo arrivo in Venezuela. Il clima, le persone, il cibo, la maniera di vivere. Mi sentivo come in un altro pianeta. E credo che quella sensazione di scoperta sia stata bellissima.

Cosa ti ha spinto a lasciare il Venezuela dopo circa cinque anni di vita lì?

La ricerca di nuovi stimoli, tra cui il dottorato, e l'impossibilità di farsi una vita lì, a causa della precaria situazione politico-economica. Me ne sono andato via nel 2008, poi è tutto continuamente peggiorato.

In che modo lo stile di vita latinoamericano ha modificato il tuo stile di vita o addirittura il tuo approccio nei confronti della vita?

Lo ha cambiato tantissimo, e in una maniera imprevedibile. Ci sono certi ragionamenti, certe cose che potrei raccontare solo in quella lingua lì. Una lingua che indugia e sorprende, figlia di un'America Latina e che mescola continuamente le carte in tavola, mettendo sullo stesso piano la vita e la morte. In Venezuela manca il senso del tragico, anche nella morte c'è la festa. Bene, del Venezuela amo che mi sia rimasto questo: la scomparsa del senso del tragico.

Lasceresti New York per tornare a vivere in America Latina? Eventualmente dove e perché.

A New York sono in America Latina, molto di più che a Caracas. Lì vi erano i venezuelani e qualche colombiano. A New York e soprattutto nel Queens ho microcosmi di tutti i paesi. Ieri passeggiavo nella Northern Boulevard e vedevo uno dopo l'altro ristoranti latinoamericani, tra cui uno che vendeva le pupusas de El Salvador, che a Caracas non credo siano mai arrivate. Quindi sono a New York perché sono nel cuore della diaspora latina. Se dovessi tornare in America Latina non ho preferenze, ma sceglierei città dal forte peso identitario e culturale come Buenos Aires o Città del Messico.

Cosa ti fa amare tanto New York e cosa detesti di questa città?

Ti dico subito cosa detesto. Che so già che dopo New York, nulla mi sorprenderà più. Ogni altra città non reggerà la competizione con New York. Mi piace che è una città viva, piena di emigranti, di follia artistica, di ricchezza.

Dove vorresti essere fra dieci anni e quali obiettivi speri di aver realizzato?

Dieci anni è un periodo molto breve, se penso che sono già passati dieci anni da quando ho lasciato il Venezuela. A questo punto mi accontenterei di aver conosciuto luoghi che ancora non ho visto, magari in Asia, e spero di parlare il francese.

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