César Vallejo: la biografia e l’opera

Published : 04/05/2018 11:34:52
Categories : Autori

La biografia di César Vallejo: i primi anni

Quanto possiamo prescindere dalla vita di un autore per apprezzarne o analizzarne l’opera? In termini precisi non lo sappiamo, ed è pur vero che la domanda risulta piuttosto tediosa. Sappiamo però che ci sono alcuni autori che, più di altri, si prestano a esser letti nella loro produzione letteraria attraverso la biografia. Tra questi, c’è senza dubbio il peruviano Vallejo, le cui “vicende terrene” entrano in maniera privilegiata nella sua opera.

La biografia di César Vallejo, infatti, al pari di quella di altri autori come per esempio Horacio Quiroga (1878-1937) - per restare in ambito ispanoamericano e non citare che il primo che ci viene in mente - segna in maniera determinante la sua opera, entrandovi fin dalla prima produzione poetica. E vi entra, in particolare, innanzitutto come contesto, orizzonte e paesaggio, poi come tensione politica.

Poeta d’altura, Vallejo nasce il 16 marzo del 1892, ultimo di undici fratelli, in una famiglia dalla discendenza in parte indigena. Nasce meticcio, insomma, e nelle intenzioni della famiglia viene inizialmente indirizzato verso il sacerdozio: progetto poi sfumato.

Siamo a Santiago de Chuco, un paese appoggiato su una piccola conca a quasi 800 chilometri a nord di Lima e a oltre tremila metri di altitudine, attorno al quale ci sono soltanto montagne. Saranno proprio queste, con il loro formidabile profilo, a sovrastare tutto il resto nell’opera di Vallejo, e lo saranno nonostante il futuro viaggio del poeta attraverso l’Atlantico. Vallejo conserverà infatti un’anima compositiva la cui predisposizione evidentemente indigenista sarà in grado di porsi a metà strada tra l’ultimo modernismo ispanoamericano e la nuova avanguardia. In sostanza, la funzione pervasiva che in Roberto Arlt (1900-1942) era svolta dalla città, in Vallejo viene svolta dagli ambienti rurali della sierra andina.

Vallejo porterà infatti con sé il suo paesaggio rurale anche quando si trasferirà nelle città di Trujillo e Lima, per studio e lavoro, tra il 1910 e il 1917. Nel frattempo, un impiego come precettore dei figli di un ricco possidente terriero nella valle Chicama lo metterà davanti allo scandalo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. In parte quest’esperienza confluirà anche nel suo primo libro Los heraldos negros, raccolta di poesie che sulle prime venne criticata per una stretta aderenza ad alcuni modelli classici quali Rubén Darío (1867-1916) e Julio Herrera y Reissig (1875-1910).

 cesar vallejo joven

La biografia di César Vallejo: dalla maturità alla morte

Sia a Trujillo che a Lima Vallejo frequenta i circoli intellettuali dell’epoca, venendo a contatto e stringendo amicizia con alcuni dei più influenti peruviani delle lettere e del pensiero suoi coevi. Tra questi, Vallejo conoscerà anche José Carlos Mariátegui (1890-1934), tra i principali interpreti e studiosi del marxismo in tutta l’America latina.

Nel tra il 1920 e il 1921 accade un evento determinante nella vita dello scrittore: accusato ingiustamente di furto e incendio durante una rivolta popolare, Vallejo viene incarcerato per tre mesi (dal 6 novembre del 1920 al 26 febbraio del 1921). Proprio durante la reclusione, scrive la maggior parte delle poesie raccolte in Trilce, forse la sua più memorabile raccolta poetica. Raccolta grazie alla quale la produzione di Vallejo segna definitivamente il passaggio dal modernismo all’avanguardismo: versi liberi e talvolta prosa poetica, formidabili metafore, onomatopee, neologismi, estremi giochi sintattici e licenze grammaticali sono alcune caratteristiche del libro, ma resta, comunque, l’eco rurale della sua terra, il sapore campestre del passato. Uscito di carcere in libertà provvisoria, il poeta non vedrà mai concludersi il processo che l’aveva voluto in carcere, e vivrà in costante clandestinità.

Nel 1923 Vallejo viaggia allora in Europa, toccando la Francia, la Spagna e la Russia. In questo lungo viaggio che diverrà la sua vita, e che non lo vedrà più tornare in patria a causa del processo mai conclusosi, Vallejo conoscerà personalità come Juan Gris (1887-1927), Vicente Huidobro (1893-1948) e Vladímir Majakóvskij (1893-1930), entrando dunque in contatto con i circoli intellettuali del vecchio mondo.

Divenuto membro del Partito Comunista Spagnolo, Vallejo si impegnerà in Spagna nella lotta per la causa repubblicana. La sua morte risale al 15 aprile del 1938. Era un venerdì santo.

 cesar vallejo

Poesia andina e prosa di denuncia in César Vallejo

La vita e l’opera di Vallejo: un legame indissolubile nel segno dell’indigenismo, della memoria rurale forse intesa come resistenza, in un quadro che visto a posteriori sembra assumere una coerenza politico-antropologica fin dall’inizio. Come sottolinea René de Costa: “Vallejo vive e convive con i miti della sua terra. Per questo riesce via via a incorporarli nella sua poesia con assoluta naturalezza. Il suo indigenismo viene dal profondo - dal suo stesso sangue - ed è il vero nucleo del suo modo originale di osservare ed esprimersi. Questa sopravvivenza del passato nel presente, avvertibile a fior di pelle a ogni istante nei villaggi del Perù, come a Roma o ad Alessandria, acquisisce un’evidenza reale, palpabile, nella poesia di Vallejo” (Prima avanguardia e rifondazione della poesia, in Dario Puccini e Saúl Yurkievich, a cura di, Storia della civiltà letteraria ispanoamericana, Utet, Torino, p. 303).

E se finora abbiamo parlato della poesia di Vallejo, lo stesso può dirsi della prosa. Per concludere, allora, una rapida menzione va fatta senza dubbio alla sua attività di prosatore. Si prendano le due opere Tugnsteno, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1931 (trad. it. di Francesco Verde, Sur, Roma 2015), e Favola selvaggia, racconto lungo del 1923 (trad. it. di Raul Schenardi, Arcoiris, Salerno 2014). Capaci di sintetizzare al meglio quanto abbiamo detto sopra circa le influenze che i fatti della biografia hanno avuto sull’opera dello scrittore, queste due narrazioni rappresentano anche due esempi straordinari di come la prosa possa beneficiare di intarsi lirici.

Tungsteno è l’unico romanzo vero e proprio scritto da Vallejo: racconta del disastro causato dall’intrapresa coloniale nordamericana in terra peruviana tramite le vicende che vedono la Mining Society, impresa di estrazione di minerali, sfruttare fino alla morte gli indigeni del luogo. Favola selvaggia, di tutt’altro tono, vede allo stesso modo un’ambientazione andina. Si tratta tuttavia di una storia di amore e follia (à la Quiroga) in cui l’asprezza del paesaggio scandisce il ritmo di un’ossessione amorosa: una storia narrata da Vallejo con “un linguaggio che, nel recuperare l’innocenza della realtà primitiva e agreste dell’infanzia, gli permette di riappropriarsi della natura incontaminata, una natura destinata, tuttavia, a scomparire irrimediabilmente” (Silvana Serafin, César Vallejo, cantore della negazione, postfazione a Favola Selvaggia, cit., p. 66).

In entrambi questi casi, come nella sua produzione squisitamente poetica, Vallejo trasferisce il suo vissuto, le sue angosce, le sue ossessioni: lo stesso vissuto e le stesse angosce e ossessioni che, su un piano intersoggettivo di condivisione, diventano afflato sociale, comune grido politico.

Related products

Share this content