I racconti di Horacio Quiroga: un gotico ispanoamericano

Published : 09/04/2018 11:59:32
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Horacio Quiroga e la critica

Horacio Quiroga (Salto 1878 - Buenos Aires 1937), uruguaiano di nascita e argentino di adozione, è una delle più interessanti figure della letteratura rioplatense del secolo scorso. E anche se alcuni critici, soprattutto tra gli anni Venti e Trenta del Novecento (in particolare i suoi conterranei che ruotavano attorno alle riviste «Martín Fierro» e «Proa», tra cui Jorge Luis Borges), hanno insistito calcando la mano sulla pretesa trascuratezza e sul pressappochismo della sua scrittura, nonché in alcuni casi sull’essenza derivativa della sua opera rispetto a quella di Edgar Allan Poe, a partire dalla metà degli anni Quaranta possiamo invece senza dubbio affermare che la narrativa di Quiroga sia tra i regali più memorabili, letterariamente parlando, che ci abbia fatto nel Novecento il Río De La Plata.

Oggi Horacio Quiroga viene così considerato da molti il padre e fondatore della narrativa breve ispanoamericana moderna, rivincita che il tempo gli ha fortunatamente concesso, nonostante l’illustre platea di detrattori. Leggere i racconti di Quiroga è infatti anche una vera e propria esperienza totale, un’esperienza che porta il lettore (meglio se predisposto per simili faccende) a partecipare agli eventi in una stupefacente tensione solidaristica (nel bene e nel male, ovviamente) verso i personaggi che li popolano.

Horacio Quiroga: scrittore di racconti

Pur avendo frequentato (raramente) il romanzo e la poesia, il nome di Quiroga è dunque legato in maniera privilegiata e indissolubile alla forma racconto. I racconti di Quiroga rispettano infatti i criteri dell’eccellenza letteraria sia nel modo in cui sono costruiti, sia nell’adeguamento che volta per volta avviene nel registro della prosa, sia in quell’impalpabile aria di sentimento (cupo o luminoso che sia, ma spesso più cupo che luminoso, nel caso specifico) che soggiace a ogni narrazione. Quiroga, lo possiamo dire senza ambagi, è un sovrano del racconto.

La sua firma, a suffragio di quanto detto, si trova anche in calce a tre brevi testi (risalenti tutti agli anni Venti) che discutono, non senza ironia, della pratica di scrivere racconti, della “professione” del cuentista, insomma, come si chiama in spagnolo lo scrittore di forme brevi. Si tratta di Manual del perfecto cuentista, Los trucos del perfecto cuentista e il più famoso Decálogo del perfecto cuentista (disponibile in traduzione sul blog delle edizioni Sur)

In quest’ultimo leggiamo, tra le altre cose, del rispetto che l’aspirante scrittore di racconti deve portare per il suo principale interlocutore: “Non abusare del lettore” scrive Quiroga. “Un racconto è un romanzo depurato dai riempitivi. Considerala come una verità assoluta, anche se non lo è”. Una dichiarazione, potrebbero pensare in molti, assai lontana dalla pratica sofisticata della scrittura borgesiana, ma che (in maniera piuttosto ironica) con Borges condivide la concezione del romanzo e la negazione finale circa le verità assolute.

Cuentista di frontiera

Dal punto di vista tematico, nei suoi racconti Quiroga ha saputo trasferire nello scenario sudamericano, in maniera senza dubbio originale, alcune delle fascinazioni della letteratura gotica di lingua inglese, senza tuttavia trascurare l’incanto umido, e talvolta terribile, della foresta amazzonica, delle selvatiche regioni tra Uruguay, Argentina, Paraguay e Brasile: un remoto scenario di frontiera in cui la dimensione ominosa è incarnata dalla flora, dalla fauna e dall’intero paesaggio, in una dimensione di interdipendenza tra l’uomo e la natura che tuttavia si dimostra talvolta piuttosto minacciosa.

In questo senso Quiroga, soprattutto nella prima parte della sua produzione, può essere considerato come un narratore della frontiera, perché, come ha sottolineato Carmen De Mora a proposito di Anaconda, libro risalente al 1921 (pubblicato in italiano da Nova Delphi nel 2013): “La nozione di frontiera […] è fondamentale nella narrativa di Quiroga […], che oltre alla frontiera spaziale, propone una metafisica che drammatizza l’esistenza come frontiera tra la vita e la morte” (Il racconto e le sue forme, in Dario Puccini e Saúl Yurkievich, a cura di, Storia della civiltà letteraria ispanoamericana, Utet, Torino, p. 177).

racconti di horacio quiroga

Narrazioni di amore, morte e follia

Eccoci dunque davanti al tema principale dei racconti di Quiroiga: la morte, elemento che si trova al centro di gran parte della sua produzione facendo il paio con l’amore. Temi di frontiera per eccellenza, come si diceva poco sopra citando Carmen De Mora, da sempre al centro della letteratura gotica. Temi che tuttavia in Quiroga prendono una piega nuova, che li allontana dallo standard del terrore in quanto tale per donar loro una velatura di profonda malinconia. Ma anche di follia (non a caso Quiroga intitola una sua famosa raccolta del 1917 Cuentos de amor de locura y de muerte), tema con cui Quiroga sembra avere molta dimestichezza e che utilizza talvolta come collegamento tra gli altri due.

La follia la troviamo, per esempio, nel racconto lungo del 1905 (o romanzo breve) I perseguitati, storia di manie in crescendo in cui Quiroga si fa protagonista/narratore e in cui troviamo anche un altro celebre personaggio della letteratura riopletense, quel Leopoldo Lugones che in vita ebbe uno stretto rapporto di amicizia con il nostro.

Amore, morte e follia: sono proprio questi tre temi, come detto intimamente costitutivi dell’intera opera di Horacio Quiroga, a fare da colonne per l’ultima raccolta scritta in vita dall’autore di Salto. Stiamo parlando de L’aldilà, risalente al 1935, due anni prima che l’autore si suicidasse per accelerare il lavoro già avviato da un cancro. Ne L’aldilà i tre elementi convivono in grande equilibrio, distribuendosi tra ambientazioni selvagge (come nello straziante racconto Il figlio), decadenti (Il vampiro e Il tramonto) e squisitamente moderne (Il conducente del rapido e Il puritano, quest’ultimo senza dubbio annoverabile, con il già citato Il figlio, tra i lavori più riusciti di Quiroga per tensione drammatica).

Amore, morte e follia: temi privilegiati della letteratura gotica di ogni tempo, letteratura che trova in Quiroga un interprete tardivo ma del tutto innovativo (nonostante le prime critiche e le accuse di epigonismo), da sistemare senza dubbio in prima fila nelle librerie degli amanti della forma breve.

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