Caracas muerde. Cronache di una guerra non dichiarata di Héctor Torres

Published : 14/02/2018 12:05:35
Categories : Libri

Pubblicato nel 2012 da Ediciones Punto Cero, in "Caracas muerde" Héctor Torres “prende le distanze” dal suo tipico lavoro narrativo volto a indagare nel mondo femminile ("La huella del bisonte" del 2008 e "El regalo de Pandora" del 2011) e si appresta ad iscriversi nella nuova tendenza della narrativa latinoamericana che intende indagare negli spazi della violenza con cui l’insicurezza sottomette i centri urbani in epoca contemporanea e di cui fanno parte testi memorabili come "Rosario Tijeras" e "Saranás" dei colombiani Jorge Franco e Mario Mendoza, "Abril rojo" del peruviano Santiago Roncagliolo o "Los límites de la noche" e "Tierra de nadie" del messicano Eduardo Antonio Parra.

Hector Torres

Caracas muerde

Violenza che è stata lo stigma della letteratura latinoamericana durante tutto il XX secolo e di quello attuale: partendo dalla violenza feudale, attraversando le rivolte e le formazioni militari irregolari, la violenza governativa e la guerrilla, fino ad arrivare alla condizione generata dal mercato del narcotraffico presente nella maggior parte delle città del Subcontinente. Ariel Dorfman a suo tempo ha sostenuto: “Regna l’insicurezza: in ogni angolo, un coltello, e una mano dietro questo coltello. La morte è dietro l’angolo, direbbe Borges: insegue l’uomo da sempre e da tutte le parti, e l’unico alleato siamo noi stessi, ma, paradossalmente, il nemico è entrato, io sono il mio nemico” ("Imaginación y violencia en América").

"Caracas muerde" è un insieme di narrazioni che descrivono una serie di situazioni anguste che l’autore definisce, nel sottotitolo, “cronache di una guerra non dichiarata”. Sono a metà strada fra letteratura di finzione e realistica e che per molti aspetti ci riporta alla memoria un testo determinante nell’ambito di questo schema narrativo: "Jungla" dello spagnolo Juan Madrid.

Nel suo libro Héctor Torres ha creato un mosaico di orrore, tristezza e sangue, ritratto privo di misericordia e realistico di ciò che è Caracas oggi. Nei suoi racconti troviamo impiegati, folli persone in moto, umili commercianti, adolescenti assassini, dolci ragazze sorridenti, poliziotti corrotti, uomini e donne sopraffatti dalla vita, che hanno deciso di sopravvivere nella città in tutti i modi possibili. Ogni testo è una sorta di flash che illumina un determinato momento di difficoltà quotidiana, così come esprime l’autore: “A Caracas non si vive, si soffre”. In questo modo il narratore si trasforma in testimone e relatore di ciò che lo circonda, dando vita nel testo a una serie di personaggi e situazioni che simboleggiano un aspetto della vita urbana. Tutti a loro modo sono un riflesso della violenza collettiva.

Scritti in maniera concisa e diretta che avvolge e affascina, questi racconti ci obbligano a leggerli con ansia, passando da un sussulto all’altro lasciandoci in bocca un lieve sapore amaro. Questi brevi racconti illuminano la nuova proposta letteraria di Héctor Torres che guarda le cose come se alzasse il lenzuolo in una sala operatoria e vedesse ciò che sfugge ai nostri occhi.

Share this content