Ambientata quasi interamente «in un teatro molto movimentato: il Perù dell’inizio del secolo XVII, il Perù dei viceré, il Perù delle ricchezze favolose e della perpetua festa», la vicenda del furfante spagnolo Pedro Chamijo, ovvero il falso Inca, non avrebbe sfigurato in Storia universale dell’infamia di Borges. Rielaborando fonti storiche, in Chamijo (1930) l’argentino Roberto Jorge Payró (1867-1928) – «un reporter che di solito si dimentica dell’attualità per investigare il passato» – narra con penna agile e ironica l’ascesa e la caduta di un irresistibile avventuriero senza scrupoli, già protagonista de Il falso Inca (1905). Questi due romanzi, come osserva César Aira nel suo "Diccionario de autores latinoamericanos", formano uno splendido dittico.
Tra gli altri titoli significativi di Payró: "Cuentos de Pago Chico" (1908) e "Nuevos cuentos de Pago Chico" (1928), raccolte di racconti dal tono prevalentemente umoristico, il picaresco "El casamiento de Laucha" (1906) e il romanzo di denuncia "Las divertidas aventuras del nieto de Juan Moreira" (1911).